Fratellanza mancata: quando l’amicizia diventa una lezione e non un rifugio

C'è qualcosa di affascinante e tragico nelle amicizie che si rivelano solo quando il sipario della vita cala su una scena difficile. Quando va tutto liscio, quando la birra è fredda e i conti sono pagati, i "fratelli" ci sono. Ma quando l'odore acre della tempesta si mescola all'aria, capita spesso che quei presunti compagni inizino a sparire nell'ombra.
Alcuni si agganciano giusto il tempo per uscire dai guai. Malattie, rotture, fallimenti: sono i parassiti travestiti da amici, che ci succhiano la speranza con un sorriso e un "ci sono sempre per te". L'ironia amara? Sono lì davvero. Ma solo fino a quando la loro personale nave non ha lasciato il porto sicuro.
Poi ci sono quelli che spariscono al primo accenno di mare grosso. Sai, proprio quando hai bisogno di calore umano, di qualcuno che non ti dica cosa fare o che non faccia la telecronaca di come hanno vinto la vita mentre tu stai affondando. No, loro si dileguano, o peggio, si trasformano in allenatori da divano, pronti a dispensare massime di vita che nemmeno Nietzsche avrebbe osato proporre.
E allora dove sta la vera fratellanza? È nel silenzio condiviso quando le parole non bastano. È nella pacca sulla spalla che dice "sono qui" senza bisogno di un manuale di istruzioni. È nel non sentirsi mai soli, nemmeno nei momenti in cui il mondo sembra aver voltato le spalle. Ma attenzione: la fratellanza vera non si compra con una stretta di mano né si misura in anni di conoscenza. Si vede nelle tempeste, nei momenti in cui la nave è a pezzi e qualcuno, senza fanfare, si mette al tuo fianco e rema con te.
Quindi, no, non parliamo più di amicizia in termini di durata o quantità. Parliamone in termini di resistenza, onestà e di quella rara, autentica capacità di essere umani quando è più difficile. Perché a conti fatti, i veri amici, i veri fratelli, non ti lasciano mai a distanza di delusione.